
Sembrerebbe lui, Antonio Cortese, ufficialmente commerciante di frutta e verdura, il costruttore dei due ordigni fatti esplodere, nell’ordine, il 3 gennaio, sotto la Procura generale di Reggio Calabria, poi il 26 agosto, sotto l’abitazione del Procuratore generale Salvatore Di Landro. Lui, l’incaricato di tenere in ordine esplosivo ed armi, tra cui il bazooka ritrovato nei pressi della Procura il 5 ottobre scorso. Lui, l’esecutore materiale di tutte le intimidazioni ai magistrati.
Cortese è stato arrestato ieri alla frontiera tra Italia e Slovenia, mentre viaggiava su un pullman di linea proveniente dalla Romania. Il suo nome è stato indicato dal boss Antonino Lo Giudice, arrestato lo scorso 7 ottobre con l’accusa di essere a capo dell’omonima cosca (il fratello Luciano era stato arrestato nell’ottobre 2009, con l’accusa di trasferimento fraudolento di valori). Un comportamento anomalo, quello di Antonino Lo Giudice che, pur essendo boss di una mafia, la ‘ndrangheta, che ha pochi pentiti, ha deciso di collaborare con la giustizia nel breve giro di una settimana, accusandosi di essere l’organizzatore degli attentati.
“Gli arresti di Lo Giudice e di Cortese aprono uno squarcio” ha dichiarato ieri il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, durante la conferenza stampa “quel quadro che all’inizio sembrava...