
“A Palermo il tritolo per Nino Di Matteo è già nascosto in diversi punti”: a rivelarlo è una fonte ritenuta “molto attendibile” dagli inquirenti, riporta il quotidiano «La Repubblica». La fonte, protetta da un rigido segreto investigativo, ha inoltre spiegato che l’esplosivo per uccidere Di Matteo, pm della trattativa “Stato-mafia”, è stato procurato da famiglie mafiose palermitane. Diversi mesi fa la Dda di Palermo aveva intercettato Totò Riina mentre parlava, nelle ore d’aria del carcere milanese di Opera, con il boss pugliese Alberto Lorusso asserendo: “Gli farei fare la fine del tonno a questo Di Matteo, del tonno buono: facciamo grossa questa cosa, facciamola presto e non ci pensiamo più… un’esecuzione come a quel tempo a Palermo”.
Di recente, inoltre, il pentito Antonino Zarcone ha confessato che anche la sua cosca, quella di Bagheria, era d’accordo a compiere l’attentato.
Dopo che il procuratore Leonardo Agueci, reggente di Palermo (dove da mesi è vacante la figura di procuratore capo), ha avvisato il Viminale del pericolo che corre Di Matteo, proprio ieri, a Roma è stato organizzato un vertice per prendere nuove misure di sicurezza per il pm.
Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato – insieme ai Nocs della polizia, ai Gis dei carabinieri e ai principali responsabili delle forze...