IL COLLABORATORE ANGELO CORTESE: “CARLO COSCO MI CHIESE DI UCCIDERE LEA GAROFALO”
Ott 28th, 2011 | Categoria: articoli, prima pagina
È stata una giornata densa di testimonianze quella che ieri, giovedì 27 ottobre, si è svolta nel Tribunale di Milano in merito al processo per l’omicidio di Lea Garofalo. Il primo a salire virtualmente sul banco dei teste è stato il collaboratore di giustizia Angelo Salvatore Cortese, collegato in videoconferenza. Cortese, affiliato alla ‘ndrangheta dal 1985, fu arrestato nell’ambito dell’operazione “Scacco matto” del 2000, che aveva anche fatto scattare le manette ai polsi di Pasquale Nicoscia, il capobastone dell’omonima cosca operante a Isola Capo Rizzuto. Cortese era stato rinchiuso presso il carcere di Catanzaro dal 2001 al 2003, e dal 2 novembre al 21 dicembre 2001 era stato compagno di cella di Carlo Cosco, compagno di Lea Garofalo e imputato per omicidio e distruzione del cadavere tramite scioglimento nell’acido. «Fin da subito – ha dichiarato il teste rispondendo alle domande del pm Marcello Tatangelo – ho instaurato con Cosco un buon rapporto: chiacchieravamo, cucinavamo insieme all’interno della cella. Io lo conoscevo già, un mio compaesano mi aveva parlato di lui e mi aveva detto che aveva problemi con la moglie, che non lo andava più a trovare in carcere impedendogli di vedere anche la figlia e che aveva instaurato una...